venerdì 25 maggio 2007

Lo scudo Usa anche nel Caucaso

In Europa Bush incontra il capo della Nato e rilancia il sistema antimissile
di Manlio Dinucci e Tommaso Di Francesco, da "il manifesto", mercoledì 23 maggio 2007

Nel ranch del Texas, Bush e il segretario della Nato De Hoop Scheffer hanno parlato il 21 maggio dello «scudo» Usa in Europa. «Ho apprezzato il fatto - ha detto il presidente americano - che il segretario concorda che i piani di difesa missilistica Usa integrano gli sforzi della Nato di rendere tutte le nazioni sicure dall'attacco». Ha però taciuto sul fatto che Washington ha scavalcato l'Alleanza, stipulando accordi bilaterali con i governi di singoli paesi: Gran Bretagna, Italia, Polonia, Repubblica ceca. «Questo è un sistema statunitense - ha già detto a chiare lettere il sottosegretario Usa alla difesa Eric Edelman - e il suo comando e controllo rimarrà nelle mani degli Stati uniti».Bush ha ribadito che lo «scudo» in Europa non è diretto contro la Russia, ma fronteggerà la minaccia di missili balistici di uno «stato canaglia». Dieci missili intercettori in Polonia e un radar nella Repubblica ceca, dicono a Washington, non incidono sul potenziale missilistico russo. A Mosca sono convinti del contrario, soprattutto del fatto che il radar presso Praga sarà il primo di una rete attraverso cui il Pentagono potrà monitorare il territorio russo, più efficacemente di quanto è in grado di fare oggi. A confermarlo è lo stesso direttore dell'Agenzia Usa di difesa missilistica, il generale Henry Obering: egli ha parlato di «un radar a spiegamento avanzato che vorremmo dislocare in qualche luogo nella regione del Caucaso». Non ha però specificato in quale paese. Potrebbe essere la Georgia, che ha rapporti già «tesi» con la Russia. Meno probabile, ma non escluso, è che sia l'Azerbaigian o l'Armenia. Il radar che il Pentagono vuole dislocare nel Caucaso è il Forward-Based X-Band Radar-Transportable (FBX-T) ad alta risoluzione: un sistema altamente mobile, realizzato dalla Raytheon Company, che può essere trasportato con aerei cargo o navi e rapidamente montato nei luoghi di destinazione. L'intera operazione, precisa il generale Obering, può essere effettuata in pochi giorni. Il primo radar di questo tipo è stato messo in funzione in Giappone. Una volta dislocato nel Caucaso, assicura il generale, il radar sarebbe diretto verso l'Iran e non verso la Russia. Basta però guardare la carta geografica per capire che, una volta nel Caucaso, servirebbe a entrambi gli scopi. La segretaria di stato Condoleezza Rice, dopo lo scontro con Putin, ha ribadito che gli Stati uniti intendono usare tecnologie sempre più avanzate «per difendersi» e che non permetteranno a nessuno di «mettere il veto agli interessi della sicurezza americana». Ciò vuol dire che gli Stati uniti rivendicano il diritto di installare radar e missili ovunque ritengono necessario per la propria «sicurezza». E' quindi certo che, nei piani del Pentagono, sia prevista l'installazione di radar e missili anche in Italia, dopo che il governo Prodi ha aderito, con un accordo quadro firmato lo scorso febbraio, al programma dello «scudo» Usa. L'Italia è una postazione ottimale per le installazioni dello «scudo» e il primo passo potrebbero essere proprio i radar mobili «a spiegamento avanzato», come quello che il Pentagono vuole portare nel Caucaso: trasportati con aerei cargo o navi, potrebbero essere rapidamente montati dentro le basi Usa e Nato sul nostro territorio, senza che le popolazioni se ne accorgano e quindi reagiscano come sta avvenendo nella Repubblica ceca. L'Italia diverrebbe così postazione avanzata dello «scudo» Usa, contribuendo anche al suo sviluppo tecnologico come prevede l'accordo quadro. E, poiché lo «scudo» ha finalità non difensive ma offensive, verrebbe esposta a ulteriori pericoli. E' il risultato dell'accordo quadro, firmato al Pentagono in segreto da un innominato rappresentante del governo italiano.

lunedì 7 maggio 2007

Ma quali «incomprensioni», l'Italia è già sotto lo scudo

Tommaso Di Francesco, Manlio Dinucci, da "il manifesto", venerdì 28 aprile 2007
La Russia ha annunciato la sospensione del trattato sulla riduzione degli armamenti convenzionali in Europa. Non è un gesto unilaterale, spiega Vladimir Putin. E' in effetti la risposta a troppe iniziative dell'Occidente giudicate come aggressive. Una non la dice esplicitamente, ma è il nefasto allargamento della Nato a est. L'altra invece la cita per nome: è il sistema di «scudo» antimissile che l'amministrazione statunitense sta unilateralmente avviando in Europa, a partire dalla Repubblica Ceca e dalla Polonia, dove intende installare rispettivamente un radar e diverse rampe di missili.La motivazione addotta per installare in Europa il sistema antimissili è quella che dovrebbe servire contro gli «stati canaglia». Ma basta guardare i nuovi confini del dopo-'91 per capire che siamo alla frontiera della Russia. E' dunque un inedito quanto pericoloso rilancio della guerra fredda, che ricicla nel sistema militare statunitense alcuni paesi dell'est (come già accaduto con la guerra in Iraq) e prende di contropiede molti paesi occidentali della Nato. Non è un «Amarcord»", come scriveva ieri Franco Venturini sul Corriere della Sera, magari da prendere sottogamba. Soprattutto perché l'Italia è coinvolta in prima persona nel sistema antimissile che l'amministrazione Bush vuole a tutti i costi imporre all'Europa. Altro che «rimuovere le incomprensioni», come chiede il ministro degli esteri Massimo D'Alema quasi fosse un evento che riguarda gli altri. E' invece l'Italia, ripetiamo, a essere coinvolta in prima persona, anche se non lo scrive nessuno. Come ha documentato il manifesto - pubblicando la dichiarazione ufficiale del generale Henry Obering III, direttore dell'Agenzia Usa di difesa missilistica, di fronte alla Camera dei rappresentanti - il governo di centro-sinistra italiano ha sottoscritto lo scorso febbraio al Pentagono un accordo quadro attraverso cui l'Italia aderisce allo «scudo» antimissile. Non si sa quale importante personaggio governativo lo abbia firmato (magari lo stesso ministro della difesa Parisi?). Si sa invece per certo che la conclusione dell'accordo quadro è stata tenuta segreta al parlamento italiano e a parte della stessa coalizione di governo, tanto che i gruppi del Senato e della Camera di Rifondazione comunista, con in prima fila i rispettivi responsabili, hanno sottoscritto una interrogazione urgente alla quale il governo ha con difficoltà risposto attraverso il sottosegretario Verzaschi: questi, il 12 aprile, ha ammesso che il governo italiano ha firmato l'accordo quadro. Poi però sono circolate voci che minimizzano il significato dell'accordo, col tono di «ma che vuoi che sia?». Che cosa vuoi che sia se l'Italia si imbarca con questo accordo in un sistema che in realtà non è difensivo ma offensivo e rischia quindi di riportare l'Europa a una situazione da guerra fredda? Se in tal modo sarà ulteriomente militarizzata la ricerca a scapito di quella civile? Se aumenterà così ulteriomente la spesa militare italiana, già al settimo posto mondiale? Se si rafforzeranno così i comandi e le basi statunitensi (comprese quelle nucleari) sul nostro territorio, che diverrà ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi e, quindi, ancor più bersaglio militare? Siamo di fronte a una non nuova, ma vergognosa adesione ai sempre più pericolosi piani di guerra statunitensi, e alla conferma che il nascente Partito democratico già corre per rafforzare i legami con gli Stati uniti piuttosto che la sicurezza del nostro paese. Con quale risultato, lo dimostra la reazione di Mosca che preannuncia contromisure militari, alle quali l'Italia, in prima fila nello «scudo», sarà esposta.